venerdì 27 marzo 2015

Diversamente giovani

Marzo 1984
Infilo la mano in tasca dei miei jeans stretti sulle caviglie, vi frugo dentro e cerco il portachiavi in pelle ricevuto in regalo per i miei 18 anni. 
Attaccata ad essa vi è una chiave, la mia prima chiave….. 
La inserisco nella serratura della porta di quell’auto color verde oliva, lei si apre, entro e mi siedo al posto di guida, afferro il volante con la mano sinistra, con la destra cerco il pertugio dove infilare nuovamente la chiave e finalmente avviare il motore della mia rombante e fiammante ….FIAT 126 ! 
Si avvia ed io con il piede destro premo due volte sull’acceleratore al fine di avvertire le prime e tanto attese sensazioni da driver. 
Il rombo del motore bicilindrico non è propriamente quello che mi sarei aspettato, ma a me pare una Lamborghini..
Il primo passo che determina il passaggio fra l’essere adolescente ed essere “uomo” era stato fatto. 
Ora però occorreva quel qualcosa in più, quel modo di distinguersi tipico di quel periodo. 
Sul sedile posteriore, ad occuparne circa la metà, avevo già riposto una scatola di plastica contenente le cassette musicali. 
L’autoradio, nuova di zecca me l’ero montata io, in cortile, utilizzando più metri di nastro isolante che attenzione nel farlo. 
Avevo fretta di crescere, di sentirmi grande e soprattutto di far sentire a tutto il vicinato che lo ero diventato davvero. 
Quasi come fosse un segno di virilità, in quel Marzo del 1984, occorreva avere un impianto audio da far invidia ad una discoteca, e non importava se l’abitacolo dell’auto fosse di un solo metro quadro, quel suono doveva “spaccare” !! 
Occorreva che non fosse distorto neppure quando, con il finestrino abbassato, il braccio sinistro appoggiato fuori ed il “rombo” del motore al massimo dei giri, quel suono fosse distinguibile anche a distanza. 
Dovevi sentire il cuore che ad ogni colpo di basso o di batteria cercava di uscirti dal petto, dovevi avere le orecchie che fischiavano per almeno un’ora dopo aver usato l’auto, dovevi essere così…..perchè quello era il mondo attorno a me. 
Se solo si pensa che i miei coetanei, fortunati possessori di motorini prima di raggiungere l’età per la patente, avevano già l’autoradio incastonata sul manubrio del CIAO…..se solo pensavo a quello, già ero in ritardo …. 
Ad ogni modo, presto o tardi, ci sono arrivato anche io, e quel giorno, quel primo giorno di Marzo 1984, fù tremendamente meraviglioso girarmi verso quel sedile posteriore, aprire quella scatola di plastica, osservare tutte quelle cassette musicali riposte in essa e soffermarmi per decidere quale inserire per prima nella nuova e tonante autoradio. 
Il momento storico imponeva quasi obbligatoriamente una sfida musicale fra due band inglesi, i Duran Duran ed gli Spandau Ballet. 
Estraggo tutte e due le cassette, le osservo, penso a quale delle due sarebbe stata più d’effetto nel gironzolare fra le viuzze del mio quartiere, con il finestrino abbassato, la sigaretta pendente dal lato sinistro delle labbra, il pacchetto di sigarette pizzicato nella manica della t-shirt rigorosamente bianca, il braccio mezzo fuori ed i capelli al vento ( quelli che all’epoca ricoprivano l’ormai liso cuoio capelluto ).
Impiego alcuni secondi a prendere quella decisione, ma alla fine la mano destra stringe forte solo una delle due cassette, l’altra torna mestamente dentro la scatola di plastica.
Avvicino la mano destra alla fessura dove inserire la cassetta, il rumore “plasticoso” ne accompagna l’inserimento in essa. 
Ruoto la manopola del volume quasi al massimo, inserisco la prima marcia e la roboante supercar muove i sui primi metri. 
Pochi istanti, qualche fruscio tipico delle cassette musicali a nastro e ad un tratto, un suono da pelle d’oca, finalmente……”spacca” !!! 

Marzo 2015
A bordo di una elegante berlina nera, stanco da una settimana passata in trasferta fuori casa e con un mal di testa da paura, percorro velocemente una delle autostrade d’Italia. 
Già sogno di farmi una bella doccia, di togliermi quell’ingombrante e goffo abito elegante che dovrebbe rendermi più accattivante nei confronti dei clienti che seguo, guardarmi le prove libere del primo gran premio della MotoGp dell’anno. 
Non ho più i jeans stretti, non tengo più il finestrino abbassato, il braccio mezzo fuori, non ho più i capelli scompigliati dalla turbolenza dell’aria che si incunea nell’abitacolo…non più i capelli soprattutto ! 
La sigaretta è stata sostituita dal sigaro seppur sempre penzolante sul lato sinistro delle labbra. 
Ascolto sempre un po’ di musica, non più mediante cassette musicali che ormai sono viste dalle nuove generazioni come io vedo il grammofono. 
Ora mi rilasso con una musica di una band Messicana, molto più adatta al momento, ai miei sogni di viaggio, al pensiero di quel luogo in Perù dove, per la prima volta, sentii queste note. 
Inserisco la sesta marcia, il silenzioso fruscio del vento sulla aereodinamica linea sinuosa dell’elegante berlinetta nera a stento si sente. 
Sono concentrato sulle note caraibiche del CD quando un “bib” mi segnala l’arrivo di un messaggio sul cellulare. 
Seppur guidando………prendo il telefono, inserisco la password ( una delle centinaia di password che ormai circondano il nostro mondo ) e vedo che Gisella mi aveva appena scritto. 
Apro il messaggio e leggo “ …….ho una bella sorpresa, stasera appena arrivi andiamo al concerto degli Spandau Ballet !! Contento ? “ 
Temporeggio……….penso alla doccia, alla cena, alla possibilità di rilassarmi e vedo il tutto che si allontana lasciando spazio ai suoni violenti di un concerto……… 
Penso a cosa rispondere a Gisella senza far trasparire il mio desiderio di restare a casa. 
Alla fine partorisco una risposta molto diplomatica e nel contempo talmente sintetica da non essere traducibile………..”ok” 
Arrivato a casa trovo Gisella in fase preparatoria per il concerto. 
E’ agitata come forse lo era nel 1985 in occasione del primo concerto in Italia degli Spandau Ballet. 
Come prima cosa ricevo chiari ordini “ cambiati immediatamente, stiamo andando ad un concerto, e tu così conciato sembri vecchio !! “ 
Apro l’armadio, e mi metto alla ricerca di una t-shirt bianca, un paio di jeans e 30 anni in meno… 
Trovo solo i jeans, e su quelli farò affidamento. 
La t-shirt viene sostituita da una camicia, rigorosamente in parte sbottonata sul petto alla ricerca di un atteggiamento sbarazzino, via la sciarpa che di solito avvolgo attorno al collo e soprattutto……via il cappellino……che da anni ormai sostituisce il folto tappeto di capelli biondi di cui ero in passato dotato. 
Gisella esce dalla fase critica che ogni donna deve superare prima di un appuntamento…….la vestizione ! 
Mi chiede “ come sto ?” Considerando il fatto che già me l’aspettavo con gli scaldamuscoli sui polpacci stile Flashdance , la camicetta con le spalline tipo Pretty Woman, i pantaloni neri attillati stile Grease e la cintura di El Charro stile paninaro…….. il vederla con un paio di jeans, una semplice camicetta ed una giacca in pelle ……..tutto sommato mi ha rincuorato. 
Raggiungiamo l’ingresso del palazzetto dove, da lì a poco, avrà inizio il concerto. 
Una discreta fila di persone, perfettamente allineate e composte è in coda per l’autenticazione dei biglietti acquistati on-line. 
Ci accodiamo ed io inizio ad osservare………. Mi piace cercare di capire la gente attorno a me, mi piace cercare di immaginare cosa stiano pensando. 
In modo nitido noto subito due differenti atteggiamenti, gli uomini: sguardo perso, mal di testa latente, vestiti sulla base di ciò che la moglie ha deciso essi dovessero indossare, pensiero alle prove libere della MotoGP e borbottio dello stomaco a segnalare la cena saltata. 
Le mogli: trucco abbondante, reggiseno push-up, camicetta “involontariamente” parzialmente aperta sul decolté, tacchi da vertigini, pantaloni attillati e capelli voluminosamente gonfi a significare un passaggio dalla pettinatrice………….quindi palese segno di premeditazione nell’organizzare l’uscita al concerto. 
Alcune donne sono in gruppo fra loro senza mariti, quelli che probabilmente sono riusciti ad eludere il tranello. 
Sono gruppi non numerosi, composti da non più di cinque o sei donne ciascuno, eppure hanno la capacità di riempire l’etere di suoni e parole, raccontando ognuna un episodio differente, tutte insieme, una sopra l’altra. 
Per noi uomini è solo rumore, per il gentil sesso invece, grazie alla loro dote, si tratta di una ottimizzazione dei tempi, riuscendo a raccontare un qualcosa ed ascoltarne altre quattro nello stesso spazio temporale. Tradotto, noi uomini, per raggiungere lo stesso risultato avremmo bisogno di cinque volte il tempo utilizzato dalle signore. 
Mi guardo intorno ed immagino lo stesso concerto, le stesse persone ma ………trent’anni fa ! 
Chissà quanto siamo cambiati……..anzi, togli il chissà !! 
Visti dall’alto noi uomini, sembriamo un enorme campo da bocce con tutte le nostre pelate che lasciano libero sfogo al luccichio della pelle liscia del cuoi capelluto sotto le luci forti del palazzetto. 
Gli addominali scolpiti ora riposano sotto uno strato di grasso che si appoggia sulla cintura dei pantaloni. 
Al posto della voluminosa autoradio che, di norma, rifilavamo alla nostra ragazza chiedendole di metterla nella borsa, ora abbiamo in media un paio di smart phone a testa e un iPad con il quale fare le foto. 
Siamo muniti di almeno un paio di occhiali, se non due. Il primo per vedere da vicino, il secondo per vedere il palco dove il cantante si esibirà. 
Una volta, prima di entrare ad un concerto, ci si assicurava di aver preso uno spinello per rendere più “interessante” la serata. Ora, ci assicuriamo di aver preso le pastiglie per il cuore per essere certi di ….superare la serata. 
Trent’anni fa, chi lasciava il concerto per andare in bagno, con buone probabilità, lo faceva perché era riuscito ad abbordare una ragazza. Ora………è la prostata ad aver abbordato lui ! 
Poi, inizia il concerto, ed a quel punto, come una selezione naturale, si comprende subito chi è lì per amore nei confronti della propria compagna, o chi per amore nei confronti del cantante…. 
Come un esercito inferocito, il gentil sesso si impadronisce dello spazio sotto il palco. Si scatena un inferno ormonale, solo apparentemente sopito, che dà origine ad un cataclisma di urla, capelli scompigliati, camicette ancora più aperte, balli scatenati e pose sensuali. 
Il cantante “spacca” come ai vecchi tempi, le donne urlatrici…..spaccano ancora di più….. 
Due ore di performance ininterrotte, un risultato al quale il cantante è sicuramente abituato. 
Lo stesso non si può dire per le focose signore, le quali sudate e sfatte rientrano soddisfatte al loro posto numerato vicino al loro compagno esterrefatto. Sarà dura per loro, da oggi, avvallare tesi quali “ ho la cervicale, mi duole un po’ il capo, ecc”. 
Rientriamo verso l’auto, e Gisella mi chiede “ sii sincero, un po’ ti è piaciuto daii” 
Ed io, sincero per davvero, dico “ si daiii, è stato bello, il cantante è davvero bravo “ 
Gisella sorride soddisfatta e chiude la serata con un ultima, terribile, mefistofelica frase..
"bene, sono contenta. Il prossimo concerto allora sarà quello di Miguel Bosè “ !! 





lunedì 23 marzo 2015

Buon riposo gelido signore, ben tornata tiepida signorina

Accoccolati dentro alla cavità di un albero, nostro rifugio per mesi, ricoperti di segatura e gusci di noccioline ci accorgiamo ad un tratto che la fuori qualcosa sta cambiando. 
Una leggera brezza si incunea attraverso il foro che dà accesso al nostro rifugio e, sfiorando i nostri occhi ancora semichiusi, ci invoglia ad alzarci.
Siamo intorpiditi, le articolazioni ancora non hanno ripreso del tutto il loro flessuoso moto e per questo, lentamente, assonnati ed affamati ci avviciniamo al bordo del foro sul tronco.
Appoggiamo le zampine sul legno ancora umido, con cautela spingiamo gli occhi fino all’esterno, sino a quel limite che da parecchi mesi non potevamo più oltrepassare.
Restiamo in silenzio mentre osserviamo la natura che cambia, ci guardiamo e sorridiamo quasi increduli.
Gli occhi guardano lontano cercando di memorizzare ogni singolo colore nuovo.
Il nostro olfatto, anch’esso si risveglia, e riassapora quei profumi che oggi più che mai, sanno di buono.
Si odono dei suoni provenire da altri alberi, ruotiamo il capo e vediamo altri che come noi poco alla volta afferrano il coraggio di uscire e nel farlo ….scoprono anche loro la bellezza infinita del rivivere queste sensazioni.
Già, come due piccoli scoiattoli che riprendono freneticamente la loro vita dopo un periodo di letargo, anche Gisella ed io stiamo per far ripartire la nostra irrefrenabile voglia di muoverci.
Proprio come loro, intrappolati in quel tronco cavo, abbiamo pazientato mesi vivendo di immagini riflesse nella parte interna delle nostre palpebre socchiuse per effetto della poca luce.
Il mondo e tutto ciò che lo rende vivo si risveglia, e noi con loro.
Ogni giorno è unico ed irripetibile, e questo primo sole che la nuova signorina ci regala oggi, sa di vita !
Ci sono stati momenti dove, il gelido signore, sembrava essere un re incontrastabile ed invincibile. Con la sua forza, il suo silenzioso modo di rendere muto il mondo, la sua ingordigia nel prendersi la luce trasformandola in notte e la sua ipnosi nel riuscire ad addormentare ogni forma di vita. 
Poi ad un tratto, compare lei, una timida e apparentemente fragile signorina. Socchiude le labbra e lasciando fuoriuscire un leggero soffio profumato, spazza via il gelido signore. 
Si impadronisce del cielo trasformandolo da grigio a blu. 
Come una pittrice, attingendo alla sua tavolozza, riempie il mondo di colori. 
Riscopriamo in un solo istante che esiste il verde, il rosa, l’azzurro ed il viola. 
Il gelido signore si rifugia sulle vette più alte, impaurito e quasi a vergognarsi, sale, sale, sale sempre di più lasciando dietro se una coltre bianca che poco alla volta scompare trasformandosi in fresca acqua e quindi nuovamente vita. 
La signorina dal volto gentile ha sconfitto il gelido signore.
C’è chi vola, c’è chi nuota, c’è chi canta, chi suona, chi corre e chi va in moto….. 
Noi motociclisti, piccoli animaletti dal letargo forzato, siamo in festa….come gli scoiattoli del bosco.
Noi come loro abbandoniamo i gusci delle noccioline che per tutto l’inverno ci hanno tenuto compagnia, ci affacciamo fuori dal nostro piccolo foro del nostro albero che per noi è il garage, usciamo un po’ impauriti mischiandoci a tutti gli altri animaletti del folto bosco di motociclisti e, respirando….partiamo.
Caro mio gelido signore, il tuo freddo, il tuo gelo, la tua pesante coltre di neve e la tua oscurità non sono riusciti a disilluderci……anzi, l’unica cosa che hai ottenuto è stata di farci crescere ancora di più il desiderio di vivere e se possibile… in movimento.
Mi sento come se avessi il fuoco dentro, non riesco a stare fermo nella stessa posizione per più di cinque minuti.
La sedia dell’ufficio pare essere uno di quegli strumenti medioevali di tortura ed il guardare gli alberi fioriti fuori dalla finestra ne acuisce gli effetti.
Devo resistere, mantenere la calma, devo respirare lungo e far calmare questa ansia incandescente che mi pervade.
La Signorina è arrivata, è lì fuori che ci aspetta e sta preparando per noi il miglior dipinto che sia mai stato fatto prima. 
Sarà bello farvi parte, scorrazzare su quella tela piena di colori, raggiungere ogni punto da lei dipinto, nasconderci dietro a quelle verdi colline che il lontananza ha disegnato. 
Sarà bello salire lassù sino dove il gelido signore è corso a nascondersi in quanto da te sconfitto.
Sarà bello farlo ancora, senza mai smettere di credere alla unicità di ogni singolo istante, di ogni singolo profumo e di ogni singolo cinguettio.
Buongiorno signorina, bentornata Primavera. 
Cip & Ciop






domenica 8 marzo 2015

Cinquanta sfumature di rosa

La prima ci mise tutti nei pasticci convincendo il suo uomo ad assaggiare una mela..... 
A distanza di millenni, almeno secondo alcuni, ancora ne paghiamo le conseguenze essendo noi tutti....peccatori. 
Da quel giorno, chissà perchè, la donna deve concedere all'uomo la posizione di essere supremo. 
E se quella dannata mela l'avesse colta lui ? 
E se fosse solo perchè lei aveva fame mentre lui, sazio, non ne sentiva ancora l'esigenza ? 
Chissà come sarebbe invece il mondo ora se al posto di una mela, il famoso "frutto proibito" fosse stato un telecomando con annessa birra oppure un quotidiano sportivo riportante i risultati della domenica calcistica appena terminata. 
Come siamo ora, purtroppo, lo sappiamo. 
Ci si odia, ci si uccide da millenni. 
Ci si nasconde dietro ad un credo per colpire chi, pur essendo uguale a te, pare differente. 
Si lotta subdolamente anche solo per essere quel qualcosa in più del tuo collega d'ufficio.
Noi non viviamo, gareggiamo. 
Noi non ci godiamo ciò che abbiamo, bensì affoghiamo dentro i desideri di quel qualcosa che supponiamo ci farebbe essere felici mentre, il tempo scorre e la vita scivola dietro di noi. 
La storia del mondo, del nostro mondo, è costellata di uomini che hanno conquistato e poi perduto. 
Di uomini che hanno vissuto nel sogno di essere eterni e oggi sono solo parte della coltre di polvere che li ricopre. 
Noi uomini, esseri superiori che con la nostra forza sappiamo dominare. 
Noi uomini cacciatori, conquistatori, avventurrieri, pittori, scultori o semplicemente giocherelloni ? 
Già, perchè a volte mi chiedo, chi si occupava del resto del mondo mentre noi uomini dipingevamo, mentre scolpivamo, mentre solcavamo mari oppure attraversavamo i mondi giocherellando quà e là ? 
E ancora oggi chi, magari nascosta dietro ad un invisibile strato di fatica, ci permette di raggiungere l'ufficio con la camicia intonsa, il colletto inamidato e la cravatta perfettamente stirata a fare bella mostra di noi esibendo una scintillante presentazione al nostro capo ? 
Loro, sempre loro, le discendenti di quella povera affamata che, colse e mangiò la prima mela. 
Le donne. 
Uniche nel loro essere, difficili da interpretare, profonde nel trasmettere ed infinite nel dare. 
Mi piace osservarle e nel farlo cerco da loro di apprendere. 
Mille sono i modi di essere donna e questa è la ragione del loro essere inimitabilmente se stesse. 
Esse cambiano in funzione del luogo, che siano coperte come in Afganistan, chine sotto il peso di un carico d'acqua in Africa, arse dal sole sui pascoli Andini oppure affannate e con il cuore in gola nel traffico cittadino delle nostre città mentre corrono a prendere i loro "cuccioli" a scuola. 
Tutte, indistintamente sono donne, parte essenziale di un mondo che da sempre le ha in qualche misura emarginate. 
Se a qualcuno, ancora oggi pare difficile pensare ad un mondo con ruoli invertiti, ebbene allora noi maschietti proviamo a fare un esercizio più facile. 
Proviamo a pensare se quel giorno, il nostro primo giorno, al posto di trovarci con in mezzo le gambe colui che del quale saremmo andati fieri per sempre, ovvero il nostro fantomatico pisello....nel guardarci in basso non avessimo visto nulla.... 
Lo dico in forma più elegante. Qualcuno potrebbe spiegarmi per quale ragione io, sono nato uomo ? 
Credo nessuno ! Ne consegue quindi che potrei benissimo essere nata donna. 
Così come lo è la luna, la neve, l'acqua, l'aria e mille altre cose che tutte insieme donano la vita, anch'essa donna. 
Di primavere ne ho quasi cinquanta, ognuna con una sfumatura differente, ma tutte indistintamente hanno un colore dominante....il rosa. 
Alle donne senza nome, alle donne senza età, a quelle donne alle quali l'uomo impedisce di esserlo davvero, alle donne mai nate, a quelle usate, alle donne senza volto, alle donne che piangono, alle donne che sognano, alle donne che amano, alle donne che muoiono, alle donne urlano, a quelle che tacciono, alle donne che viaggiano e alle donne che vivono. 
A tutte le donne, ancor più a quelle che ancora devono nascere, a voi tutte dico.........siete ciò che rende questo mondo vivo ! 
Una sola raccomandazione mi permetto di darvi, se dovesse di nuovo capitare, se mai ci fosse una seconda occasione, se per caso si dovesse ricominciare tutto dall'inizio.......ed una nuova mela vedeste sull'albero, siate scaltre......lasciate che sia l'uomo a prenderla......basterà che ci diciate :
" caro.......guarda che bel telecomando c'è su quell'albero......" 
e noi, "esseri superiori" , ci cascheremo........ come una mela !