sabato 8 agosto 2015

Islanda - Grazie freddo vento del Nord

È mattina di buon ora quando la voce metallica di un altoparlante echeggia nella nostra cuccetta della Norrona.
Ci indica che al massimo in un ora dovremo lasciare la cabina e recarci verso le uscite, l'Islanda è ormai prossima.
Gisella ed io ci precipitiamo fuori, lei forse, ancora più precipitosamente del sottoscritto tanto era la sua voglia di fermare il moto ondoso che da tre giorni ormai la costringeva a traiettorie sinusoidali ogni volta che cercava di fare due passi.
Ci lanciamo fuori, sul ponte scoperto, per poter iniziare sin da subito a respirare aria d'Islanda ma una nebbia fitta condita da pioggia battente ci respinge all'interno.
A stento si vedono le coste del fiordo lungo il quale la nave sta navigando per raggiungere il porto di Saydisfjordur, quasi ci viene da strofinare gli occhi per mettere meglio a fuoco le immagini, ma il problema non è negli occhi, bensì da un millimetro oltre essi in poi....
Una nebbia fitta ci avvolge, anche quando ormai liberati dalle viscere della nave iniziamo finalmente a muovere le ruote e a diregerci verso la strada più importante dell'isola, la Ring Road. 
Una strada che descrive quasi il periplo dell'Islanda, un anello che permette di girare tutta l'isola toccando i punti più importanti.
Ma quest'anno, noi non siamo qui per lei, bensì proprio per andarci ad infilare in quei luoghi dove, forse, potremo vivere la vera Islanda. Quei luoghi più lontani dalle comuni rotte turistiche, meno attrezzati, forse meno apparentemente allettanti, ma per noi estremamente intensi e densi di significato.
Ed è per questo che dopo essere riuscito a sorpassare la lunga fila di camper sbarcati anche loro dalla Norrona, nello svoltare a destra e vedere loro invece svoltare a sinistra, mi sale quel sospiro che sa di liberazione interiore nel comprendere che, finalmente, siamo soli, Gisella, la moto, la tenda ed io.
Già.....la tenda.
Non un banale ed inoperoso accessorio, bensì una casa, una dimora, un rifugio dove passare le notti in questa terra non propriamente.....facile.
La scelta della miglior tenda ha richiesto intensi studi e dibattiti familiari nei mesi precedenti la partenza.
Pur avendone già una nutrita collezione, e non soddisfatti dell'ultimo acquisto effettuato in primavera proprio con lo scopo di poterla testare con cura prima della partenza, con un colpo di coda, un ultimo rantolo di shopping online, decidiamo di acquistarne un'altra, più leggera, più tecnica, più facile da montare ma sopratutto, più piccola.
Ed è proprio con questo ultimo aggettivo, piccola, che Gisella ed io ci scontriamo la prima sera.
La temperatura è di 6 gradi, piove, siamo in riva ad un lago ed il vento che ci schiaffeggia è freddo.
Avremmo necessità di poterci lanciare in tenda velocemente, cercando di non bagnare i già umidi sacchi a pelo, poterci togliere le calze fradice e coricarci al caldo.
Invece, troviamo una tettoia di riparo, è sotto di essa iniziamo a definire singolarmente ogni piccola e delicata fase della svestizione, dell'accesso in tenda, del posizionamento di noi stessi e di ogni nostro indumento.
Definita la strategia, passiamo all'attacco.
Assaltiamo la tenda come degli indiani ai tempi del far west, Gisella apre la cerniera, io mi libero degli stivali, mi sfilo i pantaloni, la giacca e mi lancio come Udinì nel micro sarcofago nuovo di zecca.
Gisella da fuori nel frattempo aveva già guadagnato tempo, ed anche lei si tuffa nella parte che compete al secondo occupante della tenda.
Stretti come due sgombri in un scatoletta, ruotiamo il capo a guardarci, forse l'unico gesto libero che la tenda permette, ci sorridiamo e scoppiamo a ridere come due bambini al campo estivo.
La nostra nuova tenda si chiama Micra.....e forse avremmo dovuto dare maggior peso almeno al nome.
Però ha un grande punto a favore, è gialla.....il che significa che anche quando fuori piove, dentro pare che vi sia il sole.
Diciamo che rende allo spirito ciò che toglie al corpo.....
La vera notte non arriva mai a queste latitudini. Pur non essendo sopra il circolo polare artico, il buio della notte è sostituito da un tenue imbrunimento del cielo, per poi ricominciare ad illuminare il giallo della nostra tenda e di conseguenza il finto sole che in essa pare sorgere.
Ci rimettiamo in marcia e saliamo verso i fiordi, muovendoci lentamente sulle strade, spesso sterrate, che portano a nord. Di fronte a noi il mare del Nord, e più il la seppur non visibile, la Groenlandia. 
Un vento gelido ci sferza la moto, entra sotto il casco, gela i denti a causa di quel nostro sorriso disperato di grande immenso piacere nell'essere qui. 
Di tanto in tanto ci fermiamo a goderci quello spettacolo che solo la natura può architettare.
E nel nostro modo di pensare, di vivere e di essere, il fatto di essere soli, lontani da un mondo artefatto, ci aggrada più di qualsiasi altra cosa.
Per questo, ma non solo, essere seduti su uno scoglio ad osservare il nulla di fronte a te, senza suoni che non siano altro che l'ululare del vento artico, senza colori che non siano altro che il blu dell'oceano ed il blu del cielo, ha per me un significato di grande profondità.
Regalarmi quel mazzolino di minuti, ogni tanto, solo per me, per il mio respiro per il mio cuore, per il mio essere.
Un regalo che, scopriamo stamattina, non siamo i soli ad apprezzare.
Appollaiate su alcuni scogli di fronte a noi, quasi come delle turiste sulla spiaggia, vi sono un gruppo di foche.
Un po' tutte assumono una posizione ricurva, tenendo il capo e la coda sollevate da terra.
Ci guardano così come noi guardiamo loro.
Noi stupiti, meravigliati.
Loro, stanche ed affaticate.
Noi assiderati e con tutto il possibile addosso.
Loro invece....in attesa del freddo inverno.
Quei momenti, quegli istanti, così come mi sono ripromesso di fare, ogni piccola frazione di quel grappolo di minuti, l'ho respirata e vissuta nella sua interezza.
Questo voglio, essere colpito dal vento freddo del nord, partito da chissà dove, caricandosi di gelo sul ghiaccio della Groenlandia, scivolando per centinaia di chilometri sulle onde dell'oceano, per poi, fra sette miliardi di visi.......colpire il mio !
Potrei non ringraziare per questo ?












mercoledì 5 agosto 2015

Lo smeraldo del Nord

Dopo una lunga notte di onde infilata come uno spillo in due giorni di mare e cielo scorgiamo un lembo di terra in lontananza.
Un po' la conosciamo già, ma rivedere quelle sponde ripide che, lasciandosi andare come se si arrendessero al vento, scivolano verso il mare reso scuro dal cielo plumbeo paiono ancor più belle di un tempo.
Sono le isole Faroer, unico punto di approdo fra l'ormai distante Danimarca e la nostra meta.
Un grappolo di cime che, come mani protese verso il cielo si innalzano dall'acqua e danno rifugio alla vita del mondo di sopra.
Verdi come un campo da golf, immacolate come il cuore di un bambino, selvagge come il mio essere, dure e difficili come ogni cosa da quest parti pare esserlo.
Miglia dopo miglia sorvoliamo ciondolanti il mondo di sotto che, silenzioso ma sempre attivo, ci sorregge.
La Norrona, nonostante la sua stazza di tonnellate pare essere un rametto lanciato nel torrente.
Si alza per poi ricadere su se stessa, beccheggia, ci impedisce di camminare rendendoci tutti come se fossimo reduci da una bevuta pantagruelica.
Il vento freddo che ci schiaffeggia arrossisce i nostri zigomi mostrando a tutti gli altri la nostra meridionalissima provenienza.
Noi incappucciati, vestiti con tutto ciò che in fondo avremo a disposizione per i prossimi giorni, affrontiamo impavidi il ponte aperto della nave. Lottiamo contro il vento che ci fa camminare inclinati, il mare agitato che solleva schizzi alti come una casa di tre piani, raggiungiamo la punta per sentire dentro i polmoni il saluto del nord.
Poi mi giro, abbasso lo sguardo e di fianco a me, gattonante, un bimbo che credo non abbia due anni.
Biondo com'ero io quando alla sua età venivo portato sulla spiaggia di Alassio.
A me facevano indossare un cappellino da marinaretto, un costume ascellare stile Fantozzi e la proverbiale canottiera ....per non scottarti....
Lui, biondo e bianco come un foglio di carta è in maniche corte, gola scoperta, pantaloni che a stento trattengono il pannolone lasciando la schiena scoperta e come se bastasse......scalzo.
Guardo Gisella e sorridendo le ricordo che è sempre tutto relativo, anche la latitudine......
Quando pensi di abitare al nord, a Torino intendo, ricorda sempre che un bimbo vichingo potrebbe ricordarti che tutto sommato sei un risultato di anni di conquiste saracene...
Una notte ancora ci separa dalle coste dell'Islanda.
Poi, quello che succederà cambierà di colpo passando da futuro a presente, e solo quando cambierà nuovamente divenendo passato......ve lo racconterò.
Buona notte mondo di sopra, noi continueremo a sorvolare silenziosamente il mondo di sotto scivolando su di esso.
Buonanotte bimbo vichingo.








lunedì 3 agosto 2015

Chi va piano.....preserva i tasselli

Non ci sarebbe nulla o quasi da raccontare in questi 1800 km di strada dritta come un fuso e pianure che sanno di olezzo di maiale, se non fosse che forse, per la prima volta in vita mia, me li sono goduti tutti grazie all'andatura da pensionato che mi sono imposto sin dalla partenza.
Abbiamo installato due ruote tassellate, proprio per goderci gli sterrati Islandesi, e al fine di evitare la loro prematura usura, mi ero imposto una velocità massima di 120 km/h......così è stato.....dura, lunga, eterna.......ma se il fine giustifica i mezzi, ora posso dire di avere le gomme pronte per gli sterrati del luogo più similare al centro della terra che io abbia mai visto, l'Islanda appunto.
Ci troviamo a Hjorring, un paesino appollaiato sul bordo nord della Danimarca, uno di quei posti che o vi abiti, oppure non sai che esistano. 
Eppure, nel suo essere sconosciuto tanto quanto lo è il mio volto al mondo, mi risulta fantastico.
Mille colori, un sole che brucia, un cielo che finalmente sa di blu, è una casetta di legno colorata di giallo, immersa nel verde di un campeggio dove l'unico rumore lo generano le foglie degli alberi spettinate dal vento.
Una cena semplice, un trancio di salmone cotto alla griglia, ma accompagnato da un vino Cileno che sa di istanti magnifici, un sapore che non puoi scordare, già solo per via del fatto che il suo nome, super sconosciuto mi è caro, si chiama Moments....... E questo momento, nella sua semplicità, vorrei fosse eterno, così come lo sarà il ricordo di esso.
Domani mattina saliremo di buon ora sul traghetto, sulla famigerata Norrona, un blocco di metallo che ogni settimana salpa dalla Danimarca sfidando le onde del mare del Nord, i venti possenti che spingono i ghiacci e il loro carico di donne e uomini, lontani dall'essere i valorosi naviganti vichinghi ma comunque coraggiosi già solo per aver oltrepassato il check-in della nave.
Si parte, tre giorni di mare, di onde, di vento e lassù, ad attenderci, il freddo di un luogo del quale mi sono innamorato anni fa e oggi, come reduce da una lunga attesa, torno a salutare.
Tre giorni di silenzio, questi saranno i nostri. 
In balia di quel mare che Gisella odia mentre per me è supporto naturale al sonno. 
Tre giorni di ciondolii, sino a quando le ruote torneranno a girare, il portellone della nave ci rigurgiterà fuori dalla sua stiva e finalmente noi potremo aprire gli occhi e vedere. 
Vedere, diverso da guardare...
Vado lassù per vedere, ogni singola cosa che potrò guardare, lasciando che si impadronisca di me, mi entri dentro e mi rapisca nuovamente come già successo nel 2006.
Tre giorni di cielo e mare, un unico colore, per poi riempire gli occhi, la mente ed il cuore di un qualcosa che, speriamo nel migliore dei modi, vorremmo sapervi narrare.

Onda, spingici lontano, spingici forte, abbiamo un appuntamento con l'Islanda......non vorremo fare tardi.
Sogni d'oro terra, buongiorno mare.





venerdì 31 luglio 2015

Suerte

Dunque………tutto ciò che avrei pensato di portare per questo viaggio, è qui ! come vedi, non c’è poi molto. 
Queste le parole di Gisella, mentre in piedi di fronte al tavolo, mi presenta orgogliosa la suddivisione dell’abbigliamento selezionato per il viaggio ormai prossimo. 
Osservo con attenzione l’insieme e poi punto lo sguardo sulla borsa che dovrebbe essere in grado di contenere il tutto. 
Ogni volta sembra una impresa impossibile, così come impossibile sembra poter mantenere in equilibrio la moto dopo che tutto sarà su di essa collocato, legato, sospeso come in un magico gioco di sfida alle leggi della fisica. 
Definiamo come di consueto il metodo di “archiviazione” dell’abbigliamento. 
Come sempre le opinioni diverse si intersecano fra loro per poi dare origine alla decisione finale, che spesso……….non è la mia. 
Utilizzeremo delle borse sottovuoto, così da ridurre il più possibile gli ingombri, anche se siamo consci che quando giungerà il momento di prelevare una maglia, questa sarà una sorta di ammasso accartocciato di tessuto. 
Il caldo torrido delle ultime settimane mette in difficoltà per diverse ragioni, non ultima la confusione psichica che abbiamo nell’individuare in un capo tipicamente invernale qualcosa di essenziale e obbligatorio per questo viaggio. 
Piuttosto, tutti sudati ed accaldati verrebbe da lasciare a casa l’abbigliamento tecnico e caldo, che in molte occasioni ci ha salvato, per fare spazio a canotte e t-shirt leggerissime. 
Occorre fare uno sforzo mentale enorme nel cercare di immaginare il freddo che potremmo dover combattere quando, con tutti i mezzi a disposizione, stiamo invece cercando di lottare con tutte le nostre forze per sconfiggere il caldo umido che da settimane ci affligge. 
La televisione ci tiene compagnia durante questa complessa operazione, ed il canale del meteo ci svela il futuro come una sfera magica di una maga veggente. 
Una signorina dal volto sorridente, annuncia che “ finalmente il caldo al di sopra della media stagionale ci lascerà fra breve, e per la gioia di molti………..sabato pioverà su tutto il Nord “ 
Gisella ed io ci guardiamo, sgraniamo gli occhi e con un mezzo sorriso, ci dirigiamo verso le tute da pioggia già riposte nelle borse come prima cosa in quanto “ di sicuro non le useremo sino in Islanda………..” 
La preparazione del bagaglio continua con quel poco di attrezzatura che avevo già predisposto, qualche busta di cibo liofilizzato, tre scatolette di carne in scatola, l’immancabile vasetto di Nutella, e dieci scatole di sigari……diciamo che con questo, i beni di prima necessità, ci sono tutti e possiamo finalmente fissare il tutto alla moto. 
Ogni anno, in un misto di ammirazione e compassione, mi intenerisce vederla che poco a poco viene caricata come un somaro degli alpini durante la I° guerra mondiale. 
Mi stupisce la sua forza nel riuscire a non smontarsi sotto tutto quel peso. 
Mi stupisco anche un po’ della mia di forza nel riuscire a guidare il somaro in giro per il mondo portandomi a spasso anche la Nutella e le Simmenthal. 
Lego tutto, controllo che sia un corpo solido e nulla ciondoli pericolosamente. 
Come di consueto le do una pacca sulla sella, forse proprio come gli alpini facevano sul dorso del loro somaro durante la guerra. 
Le lancio un pensiero del tipo “ vedrai……ce la faremo “ mentre spengo la luce del garage e le auguro buona notte. 
Una notte di pensieri, sogni, immagini sfocate da ripulire per far sì che tornino limpide e cristalline. 
Una notte di rotazioni carpiate nel letto, di occhiate lanciate verso l’orologio nella speranza di vedere le lancette scorrere più velocemente. 
Poi ad un tratto mi fermo e rifletto a quanto spesso mi capita di vivere un qualcosa pensando a ciò che cercherò di vivere in futuro, con l’assurdo risultato di non riuscire mai a vivere nulla nella sua totale interezza. 
È a quel punto che, quasi sdoppiandomi un una molteplice veste di rimproveratore e rimproverato, mi punto il dito in forma minacciosa sotto il naso e mi sgrido da solo. 
Da questo momento caro Gianni, ti impegnerai a vivere intensamente, energicamente e totalmente ogni singolo istante della tua vita, dando ad esso l’importanza assoluta su tutto il resto che ancora deve avvenire. 
Con gli occhi di chi si sta prendendo un cazziatone, osservo dal basso verso l’alto l'altra parte di me…….quella seria, e prometto a lui che cercherò di essere migliore, di impegnarmi in quello e di vivere senza immaginare, senza cercare di consumare il tempo solo per arrivare prima ad un altro istante che, forse….solo apparentemente, potrebbe essere più bello. 
Domani partirò quindi così. 
Senza immaginare come sarà arrivare all’imbarco del traghetto in Danimarca, senza pensare a come saranno i guadi in Islanda, cercando di non correre sotto la pioggia nel cercare di uscirne e ritrovare il sole. 
Mi godrò ogni respiro, ogni metro, ogni singola goccia di pioggia, perchè poi alla fine so bene che un giorno mi mancheranno. 
A poche ore dalla partenza è un po’ questo l’augurio che mi permetto di fare a tutti voi. 
A quelli che passeggiando sulla spiaggia assolata di chissà quale località di mare, riescono contemporaneamente a prendere il sole, fare jogging, sorvegliare i figli in acqua mentre giocano ed essere collegato con l’ufficio nel disperato tentativo di coordinare l’attività del team. 
A quelli che passeranno più ore in coda a stressarsi rispetto quelle che vivranno alla ricerca di relax. 
A coloro che partono per chissà dove portando con se l’intero contenuto della casa quasi come per evitare di sentirsi realmente in vacanza. 
A coloro che non partiranno, a tutti quelli che non possono o non vogliono muoversi. 
A tutte le persone che nutrendosi di tecnologia anche durante le vacanze, non si rendono conto di quanto l’illusiva libertà apparente data dal cellulare, altro non sia che una trasposizione delle catene un tempo utilizzate per vincolare gli schiavi. 
A tutti, proprio a tutti, auguro di poter riuscire a godere di ogni istante, dando ad esso l’importanza che solo un qualcosa di irripetibile ha. 
 Per questo non vi auguro buone vacanze, bensi Buoni attimi !!

Ultimo ma non ultimo... Un mondo di auguri alla " piccola" Elena!

mercoledì 22 luglio 2015

Nove notti

Non sempre si viaggia per scoprire. 
A volte capita di farlo, per Riscoprire, Riassaporare, Rivivere. 
In questo Luglio indiavolato, con i nostri corpi sudati e le nostre menti proiettate a luoghi che da qui a poco raggiungeremo, aumenta la frequenza delle volte che ti senti porre, sempre, inevitabilmente la stessa domanda ....
" e quest’anno….ehhhh…….dove andate ?” 
Ogni volta, ad ogni loro sguardo, noto come i miei interlocutori siano sempre di più in attesa di quella risposta d’effetto, di quel luogo lontano, immaginario, magari denso di pericoli e rischi per la vita stessa. 
Ogni volta, sino ad oggi, alla mia risposta corrispondeva sempre inesorabilmente la stessa ulteriore domanda “ caspita………….e dove sarebbe ?” 
Ogni volta, ancora ogni volta, avrei desiderato rispondere dicendo che se volevano conoscere le mie emozioni, i miei timori, le mie paure e le mie certezze……….sarei stato in grado di parlare per ore. 
Ma ridurre il tutto ad un semplice “dove si trova” mi porta a rispondere seccamente che quando ero ragazzo avevo in camera un Atlante mondiale, liso ed ormai ingiallito perché forse appartenuto a mia sorella prima di diventare mio, mentre oggi, con un click su Internet, chiunque, persino Pinocchio potrebbe conoscere il nome della città più sperduta al mondo. 
Chissà, forse sono io che non sopporto il mondo. 
Sarà il mondo che mi circonda da vicino che mi va troppo stretto, sarà che tutto sommato orso sono sempre stato, ma alla fine di ogni giorno, nel mettere a fuoco ogni singolo episodio, sono più le volte che gioisco del nulla piuttosto che del troppo. 
Ed è infatti il nulla che cerco disperatamente, faticando nel raggiungerlo, masticando polvere, sudore o freddo. 
A volte lo trovo e quando accade, vorrei fosse per sempre. Mentre invece, ogni volta ancora, lo devo lasciare voltandomi a guardarlo mentre mi allontano, strizzando l’occhio in segno di complicità, sussurrandogli……..” tutto sommato siamo simili……..anche io sono un nulla…….e tornerò a salutarti". 
Esattamente come feci nove anni fa, seduto su una pista polverosa, scattando una foto con l’autoscatto così che sia Gisella che il sottoscritto fossimo indelebilmente legati a quel luogo. Quella foto la porto nel cuore per altri motivi, ma sono cazzi miei. 
Ed al mio interlocutore che oggi mi ha posto la fatidica prima domanda “ ehhhhhhh quest’anno….?” 
Ho risposto indicando la meta che da qui a pochi giorni, cercheremo di Riscoprire. 
Di nuovo…..? che noia ribatte l’ignaro .. 
Il sangue inizia a bollire, sento che il caldo torrido attorno a me, gradatamente, si fa più lieve solo perché la mia temperatura interna sale.
Mi conosco, e mi rendo conto di quando sto per “decollare” per questo cerco di mitigare l’atteggiamento impulsivo, ma a volte non riesco. 
Le parole mi escono dalla bocca come note di una orchestra perfettamente accordata ed inizio: 
Vedi, conosco una coppia che da 26 anni, ogni anno passa quattro settimane d’estate a Laigueglia. 
Ogni giorno è la fotocopia del precedente e del successivo, a meno del giorno di arrivo e del giorno della partenza. Conoscono meglio loro Laigueglia di quanto Laigueglia non conosca se stessa. 
Io tornerò in posto dove puoi osservare la terra che soffia ininterrottamente da millenni, giorno e notte, dove incontri pozze d’acqua cristallina e calda sgorgare dal nulla e ti ci puoi immergere, dove le pulcinelle di mare nidificano sulle scogliere a picco sull’oceano, dove il ghiacciaio più grande d’Europa giace come un fresco lenzuolo su vulcani che ogni otto anni si risvegliano modificando la morfologia del luogo. 
Torno in un posto dove puoi far cuocere il pane sotto terra, dove esiste il silenzio, dove senti il vento, dove la notte dura solo due ore e tutto il resto è vita da vivere. 
Torno in un luogo ricco, ricchissimo di mille nulla diversi fra loro che messi tutti insieme fanno molto più di quanto io non abbia immaginato possibile. 
Torno in un luogo dove tutto ciò che non ho citato prima, non c’è, e ti dirò di più…….ci torno apposta per quello ! 
Chi diede il nome a quel luogo, probabilmente se fosse stato nella penisola Ellenica, ora non si chiamerebbe Grecia, bensì Yogurtland, se fosse stato in Germania, si chiamerebbe Wurstelland, se fosse stato in Italia si chiamerebbe Pizzaland, o forse oggi, Politicicorrottiland, ma andò lassù……….in quella inospitale landa desolata, fredda e senza l’apparente vita che noi conosciamo. Ebbe talmente tanto freddo che la chiamò Iceland……….terra di ghiaccio. 
Vedi caro interlocutore, quando seduto sulla ghiaia di un nulla che si immerge nell’acqua del mare e di fronte a te vedi gli iceberg che, mossi dalle onde, prendono il largo diretti là dove il sole caldo li ridurrà in vapore acqueo, quando pensi che quel ghiaccio porta con se la storia del mondo, che ha visto e vissuto ere che neppure sui libri puoi trovare traccia, ebbene…….quando ti immergi anche tu in quei pensieri, solo allora scopri di quanto valore abbiano quei cinque minuti trascorsi ad osservare quel semplice, freddo ed insignificante pezzo di ghiaccio. 
Ice, ghiaccio, come quello che trasmette lo sguardo di molti di noi. Come quel rivestimento che abbiamo ormai diffusamente tutti attorno al cuore ed alla mente. 
Dopo tre giorni di navigazione, quando scendi dal traghetto ed appoggi i piedi sulla terra che per soli pochi giorni sarà priva della sua coperta ghiacciata, non senti il freddo pungente dei soli 7 gradi di temperatura di oggi, non senti il vento che ti fa lacrimare gli occhi…..senti tutto il calore di un luogo dove l’uomo non è ancora riuscito a devastare. 
Vedi immagini di un qualcosa che pensavi esistesse solo su un Atlante ingiallito. 
Scopri che la natura può sorprenderti ben più di quanto siano in grado di farlo i migliori registi del mondo con i più sofisticati effetti cinematografici. 
Quando ti prendi quei fatidici cinque minuti, spegni la moto e per una volta nella vita rendendoti conto di non essere tu il centro del mondo, spegni anche te stesso, ecco…….in quell’istante comprendi la grandezza del nulla, la potenza del silenzio e la tua immane piccolezza. 
Nove notti, nove infiniti torridi momenti dove la mia mente cercherà di scappare in anticipo rispetto me. 
Nove notti di cuscini bollenti, di occhi spalancati a cercare nel buio di un soffitto le immagini di allora. 
I ricordi di quelle cascate, di quegli iceberg, dei rifugi lungo le piste sterrate, dei deserti di sabbia lavica.
I ricordi delle paure, con i suoi guadi impetuosi, la sabbia sotto le ruote, la pioggia ed il vento violento.
Nove notti, tanto ci separa dalla partenza caro interlocutore, e se adesso tu magari ti starai aspettando da me la stessa domanda, perché poi alla fine siamo fatti così…..poniamo una domanda solo per avere poi il palcoscenico della nostra stessa risposta, permettimi di risponderti con un francesismo………..di dove andrai tu, non me ne frega un cazzo ! 
Mi basta sapere che non andrai in Iceland…………..bensì con buone probabilità andrai in Discotecaland ! 
Nove notti, il caldo spinge forte da queste parti…….ma lassù, qualcuno che in questo momento starà osservando il sole ancora alto sull’orizzonte, sussurrerà qualcosa ed il fiato uscendo dalla bocca genererà il tipico fumo del freddo……….lo sento, lo sento sulla pelle immaginaria della mia mente……….genera benessere…….genera l’irrefrenabile voglia di partire. 
Nove notti, tante quante servono per caricarmi come un elastico di una fionda pronta a scagliare lontano il sassolino. 
Nove notti, mai abbastanza per tutti i miei pensieri. 
Nove notti, troppe, davvero troppe perché i pensieri a volte fanno male. 
Nove notti, e solo a quel punto anche il mio corpo viaggerà. 
 Saluti da Pizzaland

martedì 30 giugno 2015

Occhi chiusi per vedere

Non sarebbe possibile vivere senza sogni. 
Eppure vi sono luoghi, cose o persone che paiono sogni solo quando, lontani da loro, chiudiamo gli occhi e viaggiamo con l’anima, spaziando sul cielo tormentato della nostra mente. 
Il mese di Giugno, anche per quest’anno, sta volgendo al termine allungando le sue spighe agitate dal vento come mani che ci salutano tutte insieme. 
Il mese di Luglio, con il suo sole accecante, si sta aprendo davanti a noi. 
Questo insieme di giorni, che vorrei durassero anni, scivolano via troppo velocemente. 
Apro gli occhi al nuovo giorno e in lampo di luce, questo sta già per chiudersi lasciando scivolare l’ombra della notte che maledetta sia sempre, muove gli animi, smuove i pensieri, soffoca i sorrisi e genera tiepide e salate gocce d’acqua chiamate lacrime. 
Ho un solo modo per soffocare la notte………sognare il giorno. 
Ed è qui che si aprono di fronte a me i mille scenari di un mondo che non smette mai di stupirmi. 
Ed è in questa notte calda, fatta di sigari fumati in sala, di penombre, di silenzi interrotti da suoni di un altro mondo che dorme, è in questa notte che chiudendo gli occhi vedo tutto ciò che ad occhi aperti forse, non sono mai riuscito a vedere. 
In quel punto la strada fa una curva, sembra affacciarsi sul nulla, io rallento, attacco la freccia di destra, lascio l’asfalto e lentamente rallento sino a fermarmi sul bordo della strada. 
Scendo dalla moto, mi tolgo il casco, lasciando che il vento caldo asciughi il sudore della mia fronte e di quella parte di me ormai priva di “lana”, la nuca. 
Lancio gli occhi giù verso la valle e pare che un pittore abbia disegnato una tela meravigliosa utilizzando solo due colori, il giallo ed il viola. 
Rettangoli infiniti si intersecano fra loro, come un tessuto di Missoni. 
Un rumore di fondo, continuo, devastante nel suo essere quasi impercettibile, entra nel mio orecchio, si insinua all’interno di esso e mi regala il senso di una vita, di un piccolo mondo alato, che vive e aiutano noi a vivere senza mai chiederci nulla in cambio. 
Migliaia di Api, senza fretta ma senza mai fermarsi, lavorano su quella tela profumata. 
Ne prelevano il nettare, ne trasportano il polline e così, senza saperlo, spostano il mondo, trasportano la vita da un luogo ad un altro. 
Loro, così minuscole, a volte quasi invisibili, fanno per noi ed il nostro mondo molto di più di quanto noi, così grandi e grandiosi, mai sapremmo fare. 
Respiro quell’aria tersa, ruoto il capo verso destra, cercando, quasi per interrompere il sogno un punto che al pittore sia venuto male. 
Non trovo nulla di fuori posto, tolto me stesso, che su quella tela non mi ci trovo…. 
Vorrei farne parte, vorrei essere minuscolo ed invisibile come una di quelle Api, vorrei essere quel Geco abbarbicato sulla parete all’ombra della grondaia, vorrei essere quella volpe che ci venne a trovare l’anno passato e quasi si faceva accarezzare, vorrei essere un po’ di quel colore che rende il mondo così bello, vorrei essere una ventata di quel profumo inebriante, vorrei essere ciò che non sono, ma sono ciò che sono, e null’altro posso fare se non cercare di essere di tanto in tanto un po’ migliore. 
Magari ci riuscissi……….. 
Mi siedo in terra, su un terreno che pare arido tante sono le rocce che dormono da secoli in esso. 
Guardo lontano e penso a quanto ogni punto, ogni fotogramma penetrato nei miei occhi sia unico. 
Unico come forse ognuno di noi. 
Unico e raro come ogni pensiero immaginato, ogni parola sentita, ogni volto incontrato. 
Unico e raro come ciò che abbiamo nel cuore. 
Unico e raro come chi si sa accettare, sa lottare, sa guardare avanti lanciando se stesso e tutta la forza che c’è in noi, oltre. 
Ci sono occasioni in cui vorrei poter dimenticare. Ma nel farlo potrebbe succedere di dimenticare qualcosa di bello, di unico, di raro. 
Ecco allora che forse è bene non farlo, mai dimenticare, meglio filtrare ! 
Lasciare che solo le cose più uniche riaffiorino in questa lunga notte di sigari e penombre, lasciare che quei profumi, quel sole, quel vento, quel dipinto siano le immagini che proiettate all’interno delle palpebre, realizzino un nuovo, unico e raro film. 
"Non dormivi stanotte” mi sussurra Gisella stamane. 
 Ho visto un film, rispondo io. Era girato in Provenza, su una valle completamente ricoperta di campi di grano e lavanda. Le Api lavoravano come forsennate, ed il vento portava il suono dello sbattere delle ali sino a me.
 “Ma non ho sentito accendere la televisione…..” stupita mi controbatte Gisella.
Io sorrido………chiudo gli occhi e sorrido. 
Mai mollare, mai dimenticare e forse neppure mai dormire…….solo sognare.

lunedì 22 giugno 2015

Chi si accontenta .........

Ognuno di noi ha un suo personalissimo modo di vedere le cose. 
Il primo giorno d’estate scatena in tutti noi il frenetico pensiero delle vacanze. 
 Inizia il tormentone d’ufficio, dove a rotazione scorre sulle bocche di tutti la fatidica domanda “già pensato cosa farai quest’anno ?” 
Le risposte sono, generalmente, divise in due parti. 
Si inizia nel dire ciò che si vorrebbe fare. 
Vorrei vedere le stelle della notte, senza l’inquinamento luminoso della città. 
Vorrei sentire i rumori della natura, il fresco della brezza notturna, svegliarmi con il sole e vivere il giorno senza che questo sia scandito da orari. 
Vorrei partire, andare lontano, portando con me solo lo stretto necessario ed affrontare ogni giorno come fosse una nuova avventura. 
Vorrei conoscere nuovi luoghi, nuova gente, capire come il mondo vive. 
A questo punto, arriva la seconda parte della risposta………. …………
E quindi ho prenotato due settimane in un villaggio…… 
Stanza con vista sulla piscina, la sera animazione e musica con luci coloratissime. 
Grazie al pacchetto all inclusive, posso mangiare tutto ciò che voglio, dissetarmi con cocktail di ogni tipo ad ogni ora del giorno e della notte. 
In più, come se non bastasse, durante il giorno puoi scegliere fra diverse iniziative: 
Al mattino alle 8.00 si inizia con il risveglio in musica. Alle 10.00 abbiamo la lezione di acquaGym. Alle 12.30 ci troviamo tutti insieme per l’aperitivo a bordo piscina. Al pomeriggio c’è il torneo di calcetto. Prima di sera seconda lezione di acquaGym, dopodichè la cena al ristorante con abbigliamento a tema, e poi serata disco nell’area comune del villaggio. 
Non parliamo poi del ferragosto…………quella è la giornata clou !! 
Un no stop di musica, divertimenti e gavettoni dalla mattina sino a notte inoltrata. ……..Fantastico !
Wow………….penso io senza fiatare, ma nel contempo penso: E le stelle ? il rumore della natura ? lo stretto necessario ? 
Dopodiché la stessa domanda viene posta a me, ed io rispondo: 
Vorrei vedere le stelle della notte, senza l’inquinamento luminoso della città. 
Vorrei sentire i rumori della natura, il fresco della brezza notturna, svegliarmi con il sole e vivere il giorno senza che questo sia scandito da orari. 
Vorrei partire, andare lontano, portando con me solo lo stretto necessario ed affrontare ogni giorno come fosse una nuova avventura. 
Vorrei conoscere nuovi luoghi, nuova gente, capire come il mondo vive. ………….per questo, andrò in Islanda ! 
Dormirò in tenda sotto le stelle, cenerò cucinando sul fornelletto a gas una busta di pollo al curry ( tutto rigorosamente liofilizzato ), mi laverò nel torrente e se avrò fortuna potrò farlo in acqua calda grazie alle numerosi sorgenti geotermiche. 
Viaggerò su piste sterrate nell’interno della regione meno densamente abitata d’Europa. 
Vedrò le aquile in volo, le balene al largo, le pulcinelle di mare che nidificano sulle scogliere che si affacciano a Nord verso la Groenlandia. 
Monterò la tenda nel deserto lavico, mi coricherò lì vicino con gli occhi puntati al cielo per cercare di contare le stelle e, come sempre, scegliere la mia. 
Ed infine…..per festeggiare il ferragosto, mangerò il pane Islandese cotto sotto terra, e sarà festa ! 
Solo a quel punto, alzando lo sguardo verso il mio interlocutore, noto come i suoi occhi siano spalancati in senso di stupore, mentre le labbra socchiuse ed inclinate da un lato come segno di disgusto. 
Che c’è ? chiedo io……. 
Con un minimo di imbarazzo, generalmente mi viene risposto “ no …..ehm……..bello daiiii. Ma detto così pare non vi sia molto di allettante da fare…….. Detto ciò, sai come la penso io, chi si accontenta gode…..” 
Io sorrido, e lasciando l’interlocutore ai suoi cocktail e alla sua animazione, mi allontano con un gran senso di gioia ripensando ad una frase letta a suo tempo: “ Chi si accontenta gode “ l’ha detto uno che nella vita ha saputo raccogliere ciò che gli è caduto dal cielo, che non si è mai spinto oltre il sentiero, che non ha realizzato il suo sogno e nemmeno ci ha provato. 
E’ più facile accontentarsi che vivere per realizzarsi. 
"Chi si accontenta gode” è la filosofia dei finti soddisfatti, degli infelici camuffati e dei depressi sorridenti. 
Di notte si sogna e di giorno si combatte. 
Non c’è altro da fare. 
“ CHI SI ACCONTENTA MUORE “ !!