martedì 7 aprile 2015

Se solo sapessi anche io volare....

…….la libertà di andare, fermarsi e ripartire nell’esatto istante in cui il pensiero di farlo ti sfiora. 
La mia casa oggi è questo lago, quest’acqua ferma e all’apparenza senza vita, questo isolato lembo di terra affacciata sul mare. Domani non lo so, devo ancora decidere. 
E’ questo, che forse voleva dirmi il fenicottero rosa, appollaiato sull’esile zampa, con lo sguardo attonito di chi non ha mai visto una moto. 
Lui, o forse lei in quanto rosa, arrivata chissà da dove, attraversando mari e terre lontane, senza che vi fosse la necessità di un visto, di un documento o di una qualsivoglia regola nascosta preparata ad hoc da un legislatore, si gode la pace e la quiete delle paludi della Camargue. 
Anche noi, come il fenicottero, ci facciamo coccolare dal silenzio e dai raggi del sole che, come da mille anni, scalda queste terre. 
Ci siamo lasciati l’inverno alle spalle e la voglia di migrare, tipica di noi mototuristi, ci invade e come un magnete ci porta a scendere in garage, caricare la nostra amata motocicletta e ……partire. 
Come sempre, la scelta del luogo per trascorrere tre giorni di vacanza, richiede attenzione. 
Occorrerebbe accertarsi del meteo, verificare la disponibilità di campeggi, definire dettagliatamente le tappe. 
Non per noi, non per Gisella ed il sottoscritto, non questa volta almeno. Desideriamo solo partire ! 
Scaricare la mente dai mille pensieri del quotidiano, chiudere la visiera e volare, laggiù dove solo chi sa volare ci può raggiungere. 
E’ sabato mattina e, soltanto uscendo dal garage, centro nevralgico di mille pensieri e di mille sogni invernali, avverto l’umido ticchettio della pioggia sul casco. 
Nessuno dei due si era posto il problema di accertarsi quale fossero le previsioni per i tre giorni di Pasqua, e dire che oggi come oggi, non sarebbe un problema farlo. 
Gisella alza lo sguardo verso l’alto, il cielo è coperto, non vi è traccia di azzurro e con la tipica voce di chi proprio non desidera fare ciò che sta per proporre, mi dice “ magari metto la tuta da pioggia “. 
Non farlo, rispondo io modo energico. Non dare questa soddisfazione alla pioggia, si stuferà prima di noi. 
E’ così che è iniziato il viaggio verso la costa sud ovest della Francia, con una dichiarazione di forza e di sfida contro quella natura che non bisognerebbe mai sfidare. 
Ed è così che dopo circa un centinaio di chilometri, a circa 2000 metri sul livello del mare, Gisella, con modalità tipiche di chi decide che delle dichiarazioni di forza non se ne fa nulla, mi impone la sosta “ Ora mi metto la tuta da pioggia ! “. 
 Il trasferimento è veloce, la discesa verso valle ci porta a respirare temperature più miti e finalmente la pioggia cessa. 
A quel punto, inorgoglito ed inzuppato come solo un uomo testardo può essere, cito la frase più inutile di questo mondo: “ hai visto………………avevo ragione, ha smesso….” 
Rido da solo da dentro il mio casco che nel frattempo inizia ad assumere il maleodorante aroma di un cane dopo la pioggia. Muovo le dita dei piedi e avverto la stessa sensazione avvertita già mille volte……….sono a mollo ! 
Raggiungiamo la costa della Camargue e, iniziamo il tour lungo le mille strade che solcano questa terra paludosa. 
 Ci torniamo spesso da queste parti, in particolare quando abbiamo necessità di scaricare le tensioni accumulate durante il normale trascorrere dei giorni di lavoro. 
Troviamo un campeggio e, finalmente si realizza il mio sogno quotidiano. 
Noi e la moto, tutto intorno a noi è natura. 
Una colonna sonora di rane gracchianti ci accompagna sino a notte fonda quando ad un tratto, istantaneamente, cessa ! 
Il sonno ci avvolge e mentre chiudo gli occhi, mi addormento sorridendo al giorno che verrà. 
Non so chi sia stato a dare il via, se forse un usignolo o la rana più anziana, sta di fatto che al mattino, la colonna sonora, istantaneamente, riprende ! 
Per noi è l’alba, ma è talmente tanta la voglia di andare in moto che in un attimo siamo fuori. 
Usciamo dal campeggio e ci dirigiamo verso ……….verso……………..non ha importanza oggi, voglio vivere la Camargue, così come la vivono i loro abituali abitanti. 
Mille strade si intersecano dando sbocchi fantastici verso luoghi all’apparenza inospitali. 
Sono terre queste che in passato hanno visto un alternarsi di popoli. 
L’accesso al mare unitamente alla protezione offerta dalle mille insenature, ne ha fatto una zona portuale importante. 
Le città di Saintes Maries de la Mer e di Aigues Mortes ne sono un esempio tangibile. In particolare Aigues Mortes ( Acque Morte ), richiede una visita particolare. Non tanto per i mille negozietti di cianfrusaglie, bensì per la sua posizione e per le particolari mura di cinta che un tempo fornivano protezione dagli attacchi dei pirati. 
Vorrei tanto essere solo, come forse lo desidererebbero le migliaia di persone che strette come sardine nei budelli e nei vicoli della cittadina, spingendo, cercano di farsi largo. 
Riprendiamo la strada e ci dirigiamo verso aree meno affollate. 
Finalmente si viaggia e siamo soli. Raggiungiamo la zona delle saline, dove ancora oggi il mare ed il sole regalano vita e lavoro a molte persone. E’ una zona meno turistica di altre, nel contempo però estremamente interessante e formativa. 
Il museo del sale descrive in modo chiaro le varie fasi dell’estrazione e della lavorazione di quest’ultimo.
I mille laghetti, con acqua perlopiù stagnante, sono un vero e proprio microcosmo dove trovano rifugio chissà quante specie animali. 
Fra queste, inevitabilmente il fenicottero rosa. 
Siamo fermi seduti sulla riva di un canneto affacciato su un laghetto. 
La moto, la nostra inseparabile e fedele moto, riposa alle nostre spalle. 
Il silenzio è d’oro, cita un proverbio, e credo che tutti, sulla riva di quel laghetto, fossimo d’accordo. 
Un ombra passa sulla nostre teste, due ali rosa con l’estremità delle piume di color nero planano sull’acqua. 
Il fenicottero atterra con maestria e, utilizzando le lunghe articolazioni inizia a pascolare. 
Passiamo del tempo ad osservarci a vicenda. 
Lui, o forse lei, incuriosita da questi strani esseri vestiti di nero, con stivali, e senza ali. 
Noi, incuriositi ed affascinati da chi può davvero definirsi…… libero. 
Un ultimo sguardo, le ali si aprono nuovamente, due passi di corsa sull’acqua ferma dello stagno e via………! 
Ciao Fenicottero, vola…….tu che puoi, vola !






1 commento:

  1. Fantastici come sempre! leggerti fa venire voglia di...partire! di ritrovare la propria terra,quella della mia infanzia e adolescente,dove la Camargue era un mio punto di riferimento quando la vita era stress..salire su Loulou,cavalla indimenticabile,e percorrere quelle palude credendo nella libertà,la libertà di vivere un sogno,nel sogno! riesci sempre a farmi tornare bambina Caro Gianni.
    ciao Fratello. Sandrine.

    RispondiElimina