Ma stamattina, risvegliarsi nel proprio comodo, spazioso, caldo ed asciutto letto di casa, alzarsi ed anziché indossare l’abbigliamento da moto, aprire l’armadio per scegliere qualcosa di adatto, non salire sul mio mezzo alzando la gamba destra afferrando con forza il manubrio bensì premendo solamente il pulsante del telecomando e sedersi comodamente sul sedile della mia auto, appoggiare la mani sul volante servoassistito e partire………è stato uno shock !
Lo so, è così sempre, lo è per tutti.
Per tutti coloro che partono per un periodo di vacanza, il rientro, il momento in cui tutto finisce e tutto, purtroppo, ricomincia .....è sempre tragico.
Poi, davvero scioccante, lo può essere di più o di meno in funzione di quanto, la vacanza, ti abbia realmente allontanato dalla frenetica e convulsiva vita di tutti i giorni.
Da quanto tu sia riuscito a staccare con il tuo mondo, da quanto il tuo cellulare abbia taciuto e da quanto la tua mente, il tuo corpo e tutto te stesso siano stati in grado di metabolizzare e comprendere lo spirito del luogo visitato.
Noi, per nostra fortuna ci siamo riusciti ed ora, per nostra sfortuna, ne paghiamo le conseguenze.
Avvertiamo entrambi un senso di spossatezza, che non è frutto dei 1150 chilometri macinati ieri in parte sotto la pioggia.
Una sensazione di vuoto, di smarrimento, una incontrollabile e nevrotica sensazione di costrizione come se dopo un permesso di libera uscita per buona condotta, ora dovessimo fare ritorno nella nostra dimora da reclusi.
Ci guardiamo, in silenzio vaghiamo per casa riassettando quanto lasciato in disordine prima di partire.
Scarichiamo la moto dai pochi bagagli che ci hanno tenuto compagnia lungo il viaggio, sistemiamo il garage lasciando che finalmente la nostra moto possa riposare.
Come sempre la osservo, con tenera ammirazione ne controllo alcune parti al fine di essere certo che sia integra.
Con il dito indice ne percorro il perimetro partendo da ciò che, per giorni, è stata mia linea sotto l’orizzonte, ovvero il parabrezza.
Sporco, ricoperto di polvere, fango ed insetti che il destino ha voluto finissero il loro volo contro di lui, mi ha protetto dal vento, dalla pioggia e seppur pare impossibile da immaginare, mi ha fatto sentire a casa.
Prima della partenza definii la mia moto come un somaro utilizzato nella grande guerra per trasportare carichi inverosimili su per le montagne.
Ieri sera, osservandola, mi pareva invece un elegante destriero il quale, terminata una corsa, china il capo verso terra per riabbeverarsi e cercare di recuperare le forze.
Mi allontano, spengo la luce, resto qualche secondo in silenzio, poi la riaccendo……..quasi per accertarmi che il mio destriero non abbia ancora bisogno di me.
Chiudo la porta e salgo in casa.
Lo dissi già tempo addietro, al termine di un interminabile viaggio nelle Americhe, e qualcuno mi fece notare che forse avevo esagerato.
Ma anche stavolta, controcorrente dico, se mai può essere possibile che un mezzo meccanico abbia un’anima, ecco……..quel mezzo non può essere che una motocicletta !
Credo sia difficile, per chi non ne possiede una, comprendere quanto sia forte il legame fra l’uomo ed il mezzo.
Credo sia complesso percepire quanto intrinseca sia la sensazione di vita vissuta e salvaguardata nel rientrare dopo un viaggio importante.
Una sensazione tutt’altro che scontata !
Non una certezza, non un qualcosa che dai per assodato, bensì un qualcosa che più o meno inconsciamente metti a repentaglio, per poi lottare nel cercare di conservarla e renderla ancor più forte ed importante.
Nel fare questo, come tutte le volte, sento su di me una grande, enorme responsabilità.
Un senso di responsabilità che nasce dal fatto di avere nelle mie mani il destino di chi, alle mie spalle, è seduta e con tenace forza non molla mai ! Grande Gisella !
Ma anche il mezzo, nel suo essere un qualcosa che all’apparenza non soffre, non gioisce, non piange non sorride, è parte di una melodia di gruppo che solo se ben accordata può dare origine ad un successo.
Per questo, anche ieri sera come mille altre volte, spegnendo la luce del garage, osservo i suoi fari spenti, incrociare in un fantomatico sguardo, i fari dell’altra nostra moto parcheggiata anch’essa in garage, sorrido ed immagino il loro bisbiglio........
Ciao, bentornata. Stato duro il viaggio ?
Ciao, sono a pezzi……..quei due sono pazzi……non mollano mai, mi caricano come un somaro, si fanno portare ovunque, che siano strade asfaltate, che siano sterrati, guadi, fango….tutto dove c’è un pezzo di mondo, loro ci vanno ! Tu sì che sei fortunata, sempre qui in garage, al caldo, all’asciutto….
Si, forse è vero, però tu hai vissuto cose che io non conoscerò mai. Raccontami qualcosa dell’Islanda dai, mi interessa il tuo punto di vista.
L’islanda……..beh, un posto insolito. Per essere relativamente vicino pare essere posto al confine del mondo. La terra brucia e sbuffa in continuo da secoli, ininterrottamente. Le montagne hanno una forma particolare. Sembrano tanti altopiani, senza vetta capisci ? Nonostante siano prossime al mare, la neve non si scioglie e così tu viaggi con il panorama del mare da un lato e la neve al tuo fianco opposto.
Fantastico quindi !!
Si, fantastico, ma anche freddo, tanto freddo. Pensa che il vento è talmente forte che un giorno un folata mi ha investita in pieno facendomi sbandare. Per fortuna che il matto alla guida è riuscito a tenerci tutti e tre, altrimenti rischiavamo di cadere ed io mi sarei rovinata la vernice….come minimo. In Islanda, la temperatura esterna, non è l’unica cosa fredda. Anche le persone lo sono. Io notavo come i due matti, cercassero di avvicinarsi alle persone autoctone, ma senza particolare successo. E’ strano tutto questo, in fondo gli abitanti dell’Islanda sono persone che non vivono la loro vita in forte solitudine. Immaginavo quindi che il vedere arrivare forestieri potesse essere apprezzato così da poter condividere esperienze, racconti o altro. Invece sono abbastanza schivi, taciturni e non danno molta confidenza.
E sul mangiare ? come ve la siete cavata ?
Ah io bene…..la benzina è di ottima qualità anche se i punti di rifornimento sono pochi ed occorre fare attenzione a non saltarne nessuno. Ma io con il mio serbatoio capiente, non ho avuto problemi. Loro invece, sul magiare………..ahahahahah………un po’ hanno faticato. Le scorte che avevano deciso di portarsi da casa, appesantendomi ulteriormente….sono finite in fretta. E così, dopo essersi improvvisati pescatori vichinghi, hanno iniziato a cibarsi in stile Islandese. Il loro modo di considerare il cibo è molto strano. Vivono di cibi ad alta conservazione, si nutrono di Hotdog, Hamburgher, snack di tutti i tipi. Nonostante in alcune parti dell’Islanda vi sia molto radicata la pastorizia, non hanno formaggi se non un unico tipo, insapore, di forma rettangolare, già pronto per essere inserito nel pane, anch’esso a lunga conservazione e già forato per potervi alloggiare al suo interno il wurstel.
Tornati un po’ più magri quindi….come al solito ahahahahah.
Ed invece, volevo ancora chiederti qualcosa sulle strade, su dove avete dormito. Ti hanno almeno fatto riposare in qualche garage ogni tanto ?
Ma scherzi ? quei pazzi, sono partiti portandosi con se una micro tenda, per fortuna almeno quella era leggera ed anche io ne ho tratto beneficio. Peccato che poi alla sera, per proteggersi dal vento forte, mi parcheggiavano dietro la tenda, usandomi da scudo protettivo per il vento e come se non bastasse legavano una corda fra la tenda ed il mio telaio così da evitare che il vento la sradicasse via. Infine riguardo le strade……..la loro intenzione era quella di non fermarsi di fronte a qualsiasi condizione del manto stradale avessimo incontrato, e così è stato. Per evitare una tempesta che non dava tregua al sud, siamo partiti, carichi come una carovana che deve attraversare il deserto, e ci siamo fatti una pista interna che da sud porta a nord. Non ti dico il fango che abbiamo trovato…….. Guardami, sono ancora tutta sporca ed infangata. Lui, il pazzo, non mollava neppure quando le pozze di acqua e fango erano grandi come piscine, quasi si divertiva a vedere gli schizzi salire in alto come una cascata che, contro natura, lancia i suoi zampilli verso l’alto anziché verso il basso. Per fortuna non sono la sola ad essersi sporcata………avresti dovuto vedere com’erano conciati loro e soprattutto avresti dovuto sentire la puzza dei loro stivali bagnati fradici alla sera.
Ed ora, ti meriterai un po’ di riposo spero ?
Mah………..li conosci anche tu i due pazzi. Staranno già pensando a qualche cosa di nuovo, qualcosa che li tenga vivi nei mesi che fra breve arriveranno e dove, per nostra fortuna, dovremo poterci godere un po’ di più il nostro garage.
A sentirti parlare ogni tanto mi viene da pensare che tu non sia contenta di essere la loro moto.
A dire il vero spesso mi lamento ma non è ciò che penso. Se immagino alle nostre amiche moto, che giacciono semi inutilizzate nei vari garage, che vengono esibite solo come status symbol e non vedono mai nulla che non siano i luoghi attorno a casa, ecco se penso a loro mi sento davvero fortunata. Poi basta prestare attenzione a come ci guardano, a come ci coccolano…………dai, sotto sotto ci vogliono bene ed è per questo che io cerco di ripagarli, facendo l’impossibile per non rompermi mai, cercando di stare sempre dritta, mai cadere e riportarli sempre a casa………..perché in fondo, fino a quando torneranno a casa loro……tornerò a casa anche io ahahahahah.
Riaccendo quindi la luce, rientro in garage, mi avvicino al mio destriero e con la mano destra accarezzo la sella, picchietto due volte su di essa a palmo aperto come a trasmettere calma, e poi ad alta voce dico “ fate nanna……………….e state brave, tutte e due !”
La notte, quel maledetto momento della vita che non vorrei mai arrivasse, è volato in fretta e stamane alzandomi corro fuori per vedere cosa il tempo ha in serbo per noi.
Apro la finestra che si affaccia sulla stradina che porta verso la piazzetta di Trana, pioviggina, nuvole basse schiacciano la prospettiva delle montagne che fanno da spartiacque fra la val Sangone la val di Susa.
Deglutisco, e sento chiaro il sapore di un viaggio appena trascorso, di un luogo al quale, seppur difficile mai vorrei dover dire addio.
Ripenso alla pioggia, al vento, alla piccola tenda, al cibo non propriamente allettante, agli abiti bagnati, al casco fradicio e freddo al mattino, ai piedi congelati alla sera.
Ripenso alle mille difficoltà di un viaggio in moto ed ho sempre il dubbio che forse, lei, desidererebbe una vacanza differente.
Cerco quindi Gisella, che intanto sta annaspando nelle maleodoranti buste dell’abbigliamento utilizzato in questi giorni. Le afferro la mano, la stringo e le chiedo:
“ se potessi scegliere, dove vorresti essere ora “”
Lei mi guarda, e senza lasciare trascorrere il tempo di un dubbio, risponde:
“ lassù, alla cima di quel fiordo, verso Lajtrabag, seduti di fronte alla nostra tenda, ad ascoltare il concerto del mare, del vento e dei Puffin. Noi due, così come eravamo, senza altro, senza ciò che potrebbe solo sembrare necessario ed indispensabile. Ora che sono qui, dove tutto il necessario, l’indispensabile ed anche il superfluo è a mia disposizione………sento forte che mi manca tutto.”
Sorrido ed in qualche misura mi consolo nell’ascoltare quelle parole.
La forza magnetica di quel luogo, è talmente forte e violenta da essere in grado di annullare, cancellare e trasformare le difficolta che nel contempo il luogo stesso ti obbliga a vivere.
Per questo ci siamo tornati.
Per questo, se il mio destriero vorrà, se anche Gisella vorrà e se anche qualcun altro ben più potente vorrà………….tornerò !
Grazie Islanda
Note e ringraziamenti
Nel comporre, giorno per giorno, i tasselli di un viaggio facendo sì che siano tutti a lieto fine, tutti sorridenti, tutti positivi, non sempre tutto è facile come sembra.
Ogni tassello, ovvero ogni giorno, ha le sue difficoltà intrinseche che possono dipendere dal meteo, dal freddo, da mille pensieri o magari solo dal proprio umore.
Riuscirci è spesso impresa ardua, e quando vi si riesce, il ricordo di questo viaggio sarà ancor più indelebile nel tempo.
Noi ci siamo riusciti !
Ed è per questo che il primo ringraziamento va a Gisella.
Vederla uscire dalla microtenda dopo una notte passata a cercare lo spazio vitale per poter dormire, dopo aver sincronizzato le posizioni ( tutti e due girati sul lato destro………ora tutti e due girati sul lato sinistro………..ecc ), vederla uscire dicevo con la pioggia che le bagnava il volto, il vento che le scompigliava i capelli già sconvolti dalla turbolenta notte………e scorgere il sorriso di chi non vede l’ora che il giorno inizi per scrivere una altra pagina di storia comune……..significa che sei mitica !
Un grazie a chi da casa o da altrove ci ha seguiti mediante il blog.
Anche questo, piccolo mezzo di comunicazione che per me risulta essere più un modo di comunicare con me stesso che con altri.
Sebbene questo, se qualcun altro avrà avuto modo di leggere i nostri racconti ed osservare le nostre foto…….vi ringraziamo di averlo fatto.
Un grazie ed un pensiero all’amico Pitta, che con il suo sguardo sorridente, da lassù dove il destino lo ha condotto, in più di una occasione mi ha ricordato quanto importante sia vivere ogni singolo metro, ogni singolo respiro e dare importanza ad ogni cosa passi, anche se per un solo secondo, davanti ai miei occhi.
Islanda 2015 si chiude, ma con essa non scompare l’adrenalinica voglia di partire che da mesi ci teneva svegli.
È stato un sogno, così come il titolo di questo Blog cita.
Un sogno che senza fatica appare in una notte di pensieri.
Un sogno che, solo vivendo istante per istante con la massima forza ed energia, riesci a tramutare in ricordi.
Vogliamo crearne ancora di ricordi, far si che siano un giorno lontano la linfa dei nostri corpi, le immagini riflesse all'interno dei nostri occhi.
Per questo, non smettiamo di sognare !
Ne attenderemo uno nuovo, passeremo le serate buie di questo inverno che verrà alla ricerca di un luogo che ci scarichi addosso l’irrefrenabile desiderio di partire ancora, senza mai mollare, credendoci prima di tutto con l’anima per poi far sì che anche il corpo ne sia parte.
Ed infine……vi andremo.
Ci vediamo là…………..ovunque sia………..