Noi siamo qui, all'incirca dove un anno prima di quest'istante, aprii questo blog.
Il mare dinnanzi a noi pare mai smettere di respirare, polmona con le sue onde che talvolta impetuose talvolta lievi si avvicinano a noi per poi ritrarsi in un gioco di finte come mai volesse farsi davvero osservare.
Siamo su questa spiaggia d'inverno, l'aria fredda secca le labbra e rende questo luogo un concerto di silenzi.
Siamo ritornati anche quest'anno per scaricare quella frenesia che un anno di lavoro e impegni ha accumulato su di noi. Lasciamo che le ore passino, senza obbligatoriamente cercare di organizzare il nostro tempo, lasciamo che esso scorra così come il sole sale e poi scende.
Non abbiamo fretta, non corriamo a cercare quel qualcosa che, forse, molti cercheranno stasera.
Anzi, là dove vi è la festa, la serata alla quale mai si deve mancare, ecco noi saremo dalla parte opposta, nel buio di una notte stellata, nel silenzio di una spiaggia deserta a cercare ancora una volta quel qualcosa che amiamo, noi stessi.
Certo, come tutti cucineremo, ci tratteremo come piccoli principi, e per farlo abbiamo deciso di cucinare pesce.
Per farlo, stamane di buon ora ci siamo recati al porto così da acquistare la materia prima, appena pescata con ancora indosso il profumo di mare.
La strada verso il porto dei pescatori costeggia un lungo filare di barche a vela.
Mi piace guardarle e mi piace pensare a quanta libertà esse possano dare.
Immaginare di essere laggiù, in mezzo a quel mondo fatto di acqua, il solo respiro del vento come rumore di sottofondo, solo il cielo ed il mare come colori e poi, poi l'infinito di fronte.
A questo penso mentre camminando a fianco di Gisella, osservò con la bava alla bocca quelle barche. Su molte di loro, i proprietari sono intenti a riporre nel govone le provviste per la serata.
La passeranno in mare, come sogno di poter fare io un giorno.
Li osservo, li scruto e credo traspaia senza ombra di dubbio il mio senso di invidia nei loro confronti.
Cammino in linea retta ma il capo è rivolto a destra, nel cercare ogni dettaglio di quella passione, un po' da ricchi, che molti possono permettersi mentre io mi devo accontentare di osservare la loro.
Ci stiamo avvicinando ad una imbarcazione che più di altre mi colpisce.
È una barca a vela con scafo in alluminio. Non brilla per gioventù, ma nel suo essere un po' trasandata mi appare come un qualcosa che potrei rimettere in ordine, partire e mai più tornare.
Sul ponte sono in tre, una donna un uomo ed un cagnolino.
Il trio cattura anche l'attenzione di Gisella, più per il cane che per la barca a dire il vero.
Non scollo gli occhi da quel sogno e mentre rallento per poterla osservare meglio sento che il piede destro affonda in qualcosa di stranamente morbido. Il piede scivola, e con esso anche io perdendo l'equilibrio tanto da essere costretto ad allargare le braccia per non cadere.
Inconsciamente ed inavvertitamente emetto un suono, forse un piccolo urlo di e attiro l'attenzione della donna è dell'uomo sulla barca.
Gisella, anche lei, mi guarda per comprendere cosa fosse successo, ma in pochi istanti le fu chiaro.
Osservo la mia scarpa destra, la quale conserva ancora intatta sulla suola a carrarmato tutta la morbidezza e la fragranza della cacca di cane appena pestata.
Immediatamente penso che il proprietario del "ricordino" sia proprio quel quadrupede che giace rilassato sul ponte della barca a vela con lo scafo in alluminio.
Lo guardo con occhi di fuoco, e mentre questo avviene incrocio gli occhi dell'uomo che con un sorriso misto fra l'amichevole ed il rammaricato esclama " ........porta fortuna.....buon anno "
Che la merda porti fortuna, lo sento dire sin da piccolo.
Di merde in questi anni ne ho pestate a decine e probabilmente sarà grazie a loro se sono qui, oggi, in questo luogo meraviglioso a scrivere.
Però, se davvero questo detto ha un fondamento di ragione, ecco allora mi chiedo quante merde avrà dovuto calpestare il proprietario della barca e del piccolo quadrupede cagatore.
Credo così tanto nel destino che riuscire a scalfire questa mia rocciosa opinione non credo sia facile, tantomeno se a provarci è una merda di cane.
Però accetto, continuo la mia vita, facendo strisciare il mio piede destro per pulirmi dalla morbida e cremosa fortuna.
Osservo ancora il mare, e il riflesso della luna che ormai sorge crea trecentosessanta cinque riflessi sulle onde.
Ognuno di loro pare portarmi indietro nel ricordare un qualcosa o un qualcuno.
Chi in quest'anno ho perso, chi ho incontrato, chi mi ha girato le spalle, chi mi odia e chi forse mi ama.....e di quest'ultimi, me ne basta una.
Un anno, mille immagini, tante emozioni, eterni respiri.
Cosa mi auguro per l'anno che da qui a poco sorgerà?
Di saper amare !!
E se poi dovesse arrivare anche un po di fortuna......beh, in quel caso ben venga tutta la merda del mondo.
Questo blog, a distanza di un anno, come è nato, oggi termina.
Nulla è per sempre, ma qualcosa resta sempre impresso in noi.
Buon anno